sabato 13 settembre 2008

Una Bolzaneto rom a Bussolengo

da: www.carta.org


Si erano fermati fuori del paese, vicino Verona, solo per mangiare.Sono stati picchiati, sequestrati e torturati dai carabinieri per ore.

La loro testimonianza
Venerdì 5 settembre 2008, ore 12. Tre famiglie parcheggiano leroulotte nel piazzale delle giostre a Bussolengo [Verona]. Le famigliesono formate da Angelo e Sonia Campos con i loro cinque figli [quattrominorenni], dal figlio maggiorenne della coppia con la moglie e altridue minori, infine dal cognato Cristian Udorich con la sua compagna e iloro tre bambini. Tra le roulotte parcheggiate c'è già quella di DenisRossetto, un loro amico. Sono tutti cittadini italiani di origine rom.


Quello che accade dopo lo racconta Cristian, che ha trentotto annied è nato a San Giovanni Valdarno [Arezzo]. Cristian vive a BustoArsizio [Varese] ed è un predicatore evangelista tra le comunità rom esinte della Lombardia. Abbiamo parlato al telefono con lui grazieall'aiuto di Sergio Suffer dell'associazione Nevo Gipen [Nuova vita] diBrescia, che aderisce alla rete nazionale «Federazione rom e sintiinsieme».


«Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivata una pattuglia divigili urbani - racconta Cristian - per dirci di sgomberare entro unpaio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subitoripartiti. Dopo alcuni minuti arrivano due carabinieri. Ci dicono disgomberare subito. Mio cognato chiede se quella era una minaccia. Poicominciano a picchiarci, minorenni compresi».


La voce si incrina per l'emozione: «Hanno subito tentato diammanettare Angelo - prosegue Cristian - Mia sorella, sconvolta, hacominciato a chiedere aiuto urlando 'non abbiamo fatto nulla'. Ilcarabiniere più basso ha cominciato allora a picchiare in testa miasorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sonomessi a piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis. 'Stai zittaputtana', ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di noveanni. E mentre dicevano a me di farla stare zitta 'altrimentil'ammazziamo di botte' mi hanno riempito di calci. A Marco, il figliodi nove anni di mia sorella, hanno spezzato tre denti... Subito dopo sonoarrivate altre pattuglie: tra loro un uomo in borghese, alto circa unmetro e settanta, calvo: lo chiamavano maresciallo. Sono riuscito aprendere il mio telefono, ricordo bene l'ora, le 14,05, e ho chiamatoil 113 chiedendo disperato all'operatore di aiutarci perché alcunicarabinieri ci stavano picchiando. Con violenza mi hanno strappato iltelefono e lo hanno spaccato. Angelo è riuscito a scappare. È statofermato e arrestato, prima che riuscisse ad arrivare in questura. Io ela mia compagna, insieme a mia sorella, Angelo e due dei loro figli, disedici e diciassette anni, siamo stati portati nella caserma diBussolengo dei carabinieri».


«Appena siamo entrati,erano circa le due - dice Cristian - hannochiuso le porte e le finestre. Ci hanno ammanettati e fatti sdraiareper terra. Oltre ai calci e i pugni, hanno cominciato a usare ilmanganello, anche sul volto... Mia sorella e i ragazzi perdevano moltosangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: 'Mettiti inginocchio e pulisci quel sangue bastardo'. Ho implorato che sifermassero, dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hannocolpito con il manganello incrinandomi una costola e hanno urlato allamia compagna 'Devi dire, io sono una puttana', cosa che lei, piangendo,ha fatto più volte».


Continua il racconto Giorgio, che ha diciassette anni ed è uno deifigli di Angelo: «Un carabiniere ha immobilizzato me e mio fratelloMichele, sedici anni. Hanno portato una bacinella grande, concinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno un'ora, cihanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici secondi.Uno dei carabiniere in borghese ha filmato la scena con il telefonino.Poi un altro si è denudato e ha detto 'fammi un bocchino'».


Alle 19 circa, dopo cinque ore, finisce l'incubo e tutti vengonorilasciati, tranne Angelo e Sonia Campos e Denis Rossetto, accusati diresistenza a pubblico ufficiale. Giorgio e Michele, prima di essererilasciati, sono trasferiti alla caserma di Peschiera del Grada perrilasciare le impronte. Cristian con la compagna e i ragazzi vanno afarsi medicare all'ospedale di Desenzano [Brescia].


Sabato mattina la prima udienza per direttissima contro i tre«accusati», che avevano evidenti difficoltà a camminare per leviolenze. «Con molti familiari e amici siamo andati al tribunale diVerona - dice ancora Cristian - L'avvocato ci ha detto che potrebberorestare nel carcere di Verona per tre anni».

Nel fine settimana la notizia appare su alcuni siti, in particolare Sucardrom. blogspot. com.

La stampa nazionale e locale non scrive nulla, salvo l'Arena diVerona. La Camera del lavoro di Brescia e quella di Verona, hanno messoa disposizione alcuni avvocati per sostenere il lavoro di Nevo Gipen.


Gianluca Carmosino

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