giovedì 25 settembre 2008

T#6

parecchi passi indietro, ma dei quali sentiamo la necessità. il linguaggio è datato, certo, ma non per questo perde presa sul reale.


l'italia esce dal novecento, anche per quanto riguarda la struttura (o se preferite la sovrastruttura) politica, e si tramuta in democrazia compiuta cioè a dire in uno stato neo-liberista/imperialista e xenofobo. con l'aggiunta di una non trascurabile dose di oscurantismo cattolico. neo-liberisti che criticano la globalizzazione, anch'essa debito pregresso di scorsi governi, neo-fascisti ricompattati dal nemico straniero. e tutti uniti a celebrare il funerale della sinistra fregandosi le mani. le urne e con ciò la storia l'anno condannata a orpello museale. rimangono in quella che non è che un'istituzione borghese, il parlamento, solo forze che rappresentano la borghesia espansa, espansa alle masse. l'allontanamento nel corso delle scorse decadi di ciò che fu il più grande partito comunista dell'europa occidentale dalle moltitudini popolari e operaie, in concomitanza con la sempre più palese illusione del socialismo reale, ha prodotto uno scollamento culturale tra suddette moltitudini e l'idea di un altro mondo. a parlare chiaro la sinistra ha disimparato a parlare, ma anche ad insegnare alle moltitudini che, lasciate a loro stesse, ingrassate da conquiste sindacali che hanno dato loro il palliativo di salari e sicurezze contrattuali, senza di certo liberarle dallo sfruttamento del lavoro, si sono consegnate in mano ad una destra anch'essa espansa, populista e razzista. e, come alle sue origini, la democrazia ritorna in mano agli uomini liberi che, va da sé, fanno i propri interessi, alla borghesia espansa (borghesizzazione del proletariato e proletarizzazione della borghesia sono due fenomeni speculari), sostenuta da una casta di schiavi senza diritti. il non saper leggere la situazione o il non saper comunicare la propria visione della situazione è la colpa più grave che si possa imputare a quella che si chiama sinistra, facilitando il compito di una destra capace di rispondere alle incertezze della modernità liquida con identitarismi e tradizionalismi inventati o mitizzati, chiusi ed escludenti. trovato il nemico, creata la comunità. chi è causa del suo mal pianga se stesso, si diceva una volta. ma già parlare di sinistra è porsi nell'ottica dello stato borghese, come del resto santificare la democrazia rappresentativa.

3 commenti:

cometa ha detto...

"la sinistra ha disimparato a parlare, ma anche ad insegnare alle moltitudini"
La sinistra ha insegnato, ma è stato un cattivo maestro. Come sosteneva Pasolini, mi pare che la sinistra si sia resa colpevole di connivenza nella svendita dei valori fondanti del (sotto-)proletariato in favore della cultura della borghesia "creando come contesto all'(...)ideologia edonistica un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo: di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili".

cometa ha detto...

Scusa, l'ultima citazione è dalle "Lettere luterane".
Ciao!

n&o ha detto...

pienamente d'accordo. sia la sinistra di partito (leggi pci) che quella di movimento (un possibile nome..toni negri). e la fine del post andava proprio in questa direzione, si parva licet componere magnis..già mettersi nell'ottica tutta borghese della democrazia è sintomo di quella svendita di valori di cui parli.
d'altra parte aveva forse ragione BAKUNIN a non considerare il proletariato una classe rivoluzionaria in sé..
nel post ci sarebbero alcune cose da precisare. le elenco solamente per mancanza di tempo e per incapacità mia teorica (al momento, spero):
-il termine sovrastruttura
-il termine proletariato
-la divisione delle classi..